Patrizia Mori - 2° premio "Confine"

"La consapevolezza dell’inutilità"


Sono nata a Siena nel 1955.

Ho sempre frequentato l'arte da spettatrice e sperimentata da amatore, iniziando con la pittura, il teatro e poi, dal 2006, la fotografia. Alla fotografia sono arrivata tardi, dopo i cinquant’anni, iniziando a seguire vari corsi e workshop.

Nella mia ricerca evito gli artifici di un estetismo fine a se stesso e cerco soprattutto la storia, il racconto che nasce quasi sempre prima degli scatti, e trova forma nelle cose che si fanno indagare.

Mi piace il bianco-nero, il nero chiuso e il bianco assoluto, ma mi affascina anche il colore. La costante necessità di nuovi traguardi, nuove sperimentazioni e nuove idee è ciò che mi muove incessantemente.


"La consapevolezza dell’inutilità"

«Quando pensiamo ad un confine pensiamo ad un segno che divide qualcosa da qualcosa d’altro ma che non è sempre insormontabile, certe volte si può superare, si può entrare, si può uscire. Anche i confini dell’anima possono essere valicati.»

 

Può succedere all’improvviso che un giorno ti accorgi che non hai più voglia di vivere, ti rendi conto di non provare più nessuna emozione e sei consapevole dell’inutilità della tua vita.

Qualcosa dentro di te minaccioso e oscuro ti prende: nella testa, nell’anima. Ti senti sbagliato, ti punisci e ti accusi. Non vedi niente, solo buio, fuori e dentro. Soffri ma non sei capace di reagire, il dolore non si placa mai e non ti da tregua. Vaghi in questa sofferenza, smarrito, agitato come un naufrago che non trova la riva. Versi tutte le lacrime che hai nel cuore e pensi che la cosa più facile sarebbe morire, farla finita.

Poi qualcuno ti prende per mano, ti porta da un medico, perché la depressione è una malattia come tante altre, ed una mattina ti accorgi di un piccolo raggio di luce. Non apri ancora quella finestra, non hai ancora il coraggio di affacciarti ma molto lentamente la vita torna a scorrere. La depressione è un mostro ma si può sconfiggere.